“…Perché, caro signore, ce lo sentiamo tutti qua, come un’angoscia nella gola, il gusto della vita, che non si soddisfa mai, perché la vita… non si lascia assaporare.”
di Luigi Pirandello
regia Virginio De Matteo
con Mimmo Soricelli, Raffaella Mirra, Vincenzo De Matteo, Eduarda Iscaro scenografia Claudio Mirra costumi Nico Celli direttore di scena Angelo Pasquale luci e fonica Ada De Matteo
Ne “L’uomo dal fiore in bocca” Luigi Pirandello racconta la “auto analisi” di un uomo giunto al capolinea della vita. Su di esso pesa un verdetto di morte: è affetto da epitelioma, il “fiore in bocca”. Di notte, in un caffè di una stazione, egli si confida con uno sconosciuto che ha perso il treno e quindi ha tutto il tempo per ascoltarlo. Le riflessioni che il protagonista porge al suo interlocutore assumono in certi momenti una forza altamente poetica e attraverso un dialogo a dir poco metafisico, l’autore realizza una mirabile sintesi fra le parole della ragione e le parole del cuore.
Alla messa in scena di uno degli atti unici più famosi di Pirandello si intreccia lo spassoso racconto de “La giara”. Novella emblematica della letteratura pirandelliana, in cui si narra la storia di una beffa paesana sullo sfondo della campagna siciliana. Don Lolò si cova con gli occhi la sua bella giara nuova, che improvvisamente si rompe. Zì Dima, il conciabrocche, si cala nella giara e l’accomoda, ma quando si tratta di uscirne non può. Ciò fa infuriare Don Lolò, che manda a spaccarsi contro un albero la giara, dalla quale Zi Dima esce illeso.
età consigliata dai 13 anni in su e pubblico serale – tecnica teatro d’attore e narrazione
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